12.30.2005
12.24.2005
Uno sguardo nostalgico
Anch'io sono stato travolto dalla voglia di fermarmi, in questa epoca di movimento e di modernità (perchè l'unica autentica era moderna è quella in cui vivamo, nel presente) e pensare: perchè sono nato al giorno d'oggi, dove tante cose vanno per il verso sbagliato, dove tutto non mi soddisfa, dove la gente pensa e fa così e cosà, ecc...
E' un punto di vista molto limitato e ingenuo, perchè poi dovrei ammettere che al giorno d'oggi ci sono anche tante cose positive, e che se fossi vissuto, mettiamo, cinquant'anni fa, avrei avuto un sacco di altri problemi, la gente sarebbe stata più bigotta, non ci sarebbe stato questo e quello...
Tuttavia rimane sempre la nostalgia del passato che non abbiamo vissuto, forse un passato che non è mai esistito, se non nella nostra immaginazione, un passato che noi conosciamo nella versione più romantica, pittoresca, leggendaria, attraverso il cinema, i racconti, i miti, la musica...
Mi viene in mente tutto questo ascoltando la mitica jazz band di Duke Ellington degli anni Quaranta (note indimenticabili, specchio a colori di una generazione, quando la maggior parte dei film era ancora in bianco e nero), e penso che mi sarebbe piaciuto vivere in quell'epoca di drive-in, di balli swing, di epoca d'oro di Hollywood, di enormi Cadillac con le pinne e il paraurti cromato. Oppure negli anni '80, con il loro (cattivo) gusto per l'eccentrico e l'esagerazione, la loro voglia sfrenata di arricchirsi, l'inguaribile ottimismo, o in altre epoche, ancora precedenti o successive.
E poi penso al fatto che queste altro non sono se non immagini, ritratti, fotografie, frammenti, impressioni, tutto fuorchè la realtà, che nascono, in fondo, perchè non abbiamo voglia di vivere nella nostra epoca, e mentre i più arditi fra di noi sognano nel futuro, la maggior parte preferisce rifugiarsi nel passato.
Perdonatemi se questi pensieri vi sembrano confusi e insensati: sono nati così, al momento, in un periodo di crisi di certezze (la mattina appena alzato ...
12.19.2005
Parini, tiriamo le conclusioni...
Una settimana burrascosa è appena trascorsa, e tutti noi sappiamo cosa è successo. Ma forse non abbiamo visto solo episodi riprovevoli di violenza, illegalità, menefreghismo e antidemocrazia. Quest'anno è stato diverso, come se una rotellina abbia messo in moto un nuovo ingranaggio. Noi studenti del Parini, o perlomeno quelli che hanno cercato di entrare durante l'occupazione, e penso che possano ben rappresentare la maggioranza, non abbiamo ignorato ciò che accadeva nella nostra scuola, approfittando della situazione; ci siamo dati da fare, abbiamo rivendicato il nostro diritto allo studio, all'uso delle NOSTRE strutture, che sono nostre quanto loro, e abbiamo ricordato agli studenti del Collettivo come dovrebbe funzionare la democrazia, dando il nostro appoggio a una splendida iniziativa (a detta mia ma anche della stragrande maggioranza degli studenti) che è stata la co-gestione, approvata dagli studenti con metodi assolutamente democratici, ben diversamente dai fautori dell'occupazione, decisi persino a rifiutare il consenso della maggioranza degli studenti, dimostrando la loro arroganza e loro mancanza di maturità e serietà politica.
Certo, quest'anno gli occupanti hanno scelto metodi e atteggiamenti aggressivi come non accadeva da anni, ed era naturale una forte reazione da parte degli studenti che volevano far valere i propri diritti, ma forse ci stiamo veramente stancando di questa situazione, dei collettiviani che hanno potuto mettere a soqquadro la nostra scuola, riappriopriandosi di spazi che dovrebbero essere comuni a tutti , che hanno passato la notte lì, e che il mattino hanno impedito con la forza alla maggioranza degli studenti di entrare, ma che con il loro atteggiamento strafottente e palesemente antidemocratico si sono screditati da soli, e hanno definitivamente perso il consenso e la propria reputazione fra tutta la scuola (anche se questo non sembra minimamente preoccuparli).
Ma siamo anche stanchi di un preside che tutto sommato è rimasto a guardare tutta la scena, quando qualcosa si poteva fare di più, e di chi ha lasciato correre gli eventi. In poche parole, abbiamo dimostrato che siamo stufi dell'illegalità e dell'omertà. Forse stiamo veramente assistendo a una svolta, un cambiamento, un nuovo desiderio di migliorare le cose, di ordine, di protesta fatta in modi civili, di aperta discussione e dialogo. Del resto, i risultati estremamente positivi della cogestione sono già un passo avanti...